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Il mio Primo Parto

  • Immagine del redattore: Doula Amica
    Doula Amica
  • 23 apr 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

RACCONTO DI PARTO


Avevo ventotto anni quando affrontai la mia prima gravidanza, anni ottanta.

Ero strafelice, appagata e grata di vivere quell'esperienza.

Stavamo benissimo!

Frequentai il corso di preparazione al parto, training autogeno e respirazione.

Tre ecografie: all'inizio, a metà ed a fine gravidanza.

Il 14 settembre era la data del ricovero e la mia amica ed io passeggiavamo per i corridoi dell'ospedale chiacchierando senza alcun sintomo.

Poi, nella notte, mi si ruppero le acque e iniziarono le contrazioni.

Tricotomia (depilazione totale), clistere e padella sotto le lenzuola.

Non sto a dirvi che fine fece la padella e il suo contenuto...

Ancora oggi riconosco per strada i due angeli-infermiere che vennero amorevolmente a cambiarmi e lavarmi con spugna e acqua calda.

Io non riuscivo più a muovermi per il dolore e mi sentivo completamente vulnerabile.

"Non mi era mai successo! Scusate!"

"Non le era mai successo di partorire, non si preoccupi!"

Entrai in una dimensione sconosciuta in cui usavo il respiro per lenire il dolore e il rilassamento segmentario del corpo.

Tutto ciò che sapevo e avevo imparato negli anni di danza mi tornò utile.

Era un dolore forte ma motivato, e sapevo che sarebbe passato e tornato, passato e tornato...

I parti che avevo visto nei film con le riprese di donne straziate dal dolore, urlanti e disperate mi condizionavano.

Io aspettavo il peggio ma, nonostante i forti dolori, quel "peggio" non è mai arrivato.

Mi aveva colpito la frase sentita al corso pre parto :"Non sei sola a partorire, siete in due, tu e tuo figlio."

Feci tutto quello che sapevo per accompagnare e agevolare quella nascita.

Tra una contrazione e l'altra era come se perdessi i sensi, per potere recuperare le forze per la contrazione successiva.

Poi l'episiotomia ( il taglio) e...."Brava! Spinga! Non spinga"........ed Eccola!

Era nata!

Era sana!

Memorizzai subito il suo viso per paura che me la scambiassero.

La vidi e la toccai e sparì per troppo tempo, forse per esami di routine.

Mi mancava già.

I bimbi arrivavano allineati su un carrello per la poppata.

Io la riconoscevo subito tra dieci che fossero.

Era unica, era la mia, era meravigliosa.

Dopo tre giorni uscimmo dall'ospedale e iniziò l'avventura... Allattamento, ragadi e notti in bianco da sola.

Non esisteva la doula nè famigliari al mio fianco e per me era normale così, neanche pensavo di poter chiedere aiuto.

Ero già soddisfatta e grata di essere in maternità retribuita e non dover andare a lavorare.

Dovevo farcela da sola e ce la feci. Ma a che prezzo!

Quando è nata la mia terzogenita, dopo tre giorni di ospedale sono tornata a casa a Torino, con una neonata, un bimbo di cinque anni, una bimba di sette e il cane.

Sono orgogliosa di avercela fatta, ma oggi che ho imparato a chiedere, farei diversamente: cercherei una doula.


Mariella

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