Il parto e la libertà di scelta
- Doula Amica
- 25 feb 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 18 apr 2018
E' giusto che nel ventunesimo secolo la donna partorisca con dolore, o i tempi e le innovazioni portano inevitabilmente ad una direzione più medicalizzata? Ma veramente la donna oggi è libera di scegliere?
In questo articolo affrontiamo un tema delicato, quale il parto, ma non solo; Il potre della donna passa anche attraverso la libertà di scelta, e quale tematica più grande e personale della nascita, tocca una donna da vicino...

La donna è in quest’ultimo periodo al centro di dibattiti e notizie.
Si sta sviluppando un movimento di presa di coscienza femminile, che porta grandi cambiamenti e rivoluzioni in tutto il mondo.
Una di queste rivoluzioni può essere una nuova prospettiva nei confronti del parto.
Molto spesso ascoltiamo racconti di parti che sembrano film dell’orrore, che si rivelano traumatici per mamma e bambino, e che racchiudono una violenza, non curanza ed invasione su più livelli.
Questi racconti, per assurdo non riguardano nonne o ave, ma donne dei nostri giorni, alle prese con strutture sanitarie fornitissime ed all’avanguardia.
E’ sicuramente toccante sentire che queste donne vivono a posteriori tutto il parto come una forma di abuso sessuale e violenza profonda, e l’aspetto forse più doloroso ed inquietante è la loro estromissione dalla possibilità di scelta.
Fino ai tempi delle nostre nonne (per alcuni mamme), le donne si radunavano al momento del parto; tutte le donne della famiglia si ritrovano per supportare ed aiutare la puerpera anche dopo il parto nelle faccende pratiche, con gli altri bambini e nella gestione della casa.
Le donne partorivano in casa, con le altre donne, con la levatrice ed i panni caldi.
Qualche volta c’erano delle complicanze e la novella mamma, e talvolta il neonato, perdevano la vita.
Oggi i rischi di infezioni sono diminuiti e la tecnologia è avanzata a balzi lunghi, eppure, la modalità è rimasta la stessa.
C’è un’idea di fondo che la donna debba soffrire (“partorirai con dolore”) e così anche il neonato venendo alla luce di questo mondo.
E se invece si cominciasse a guardare al parto come uno dei più importanti Riti di passaggio, uno dei momenti di massimo Potere della donna, sola ed unica a creare e dare la vita ad un altro essere, puntando alla Sacralità dell’evento… come cambierebbe l’approccio generale ad esso?
E se il neo-nato fosse visto come un giovane essere umano appena sbocciato, e si trattasse con rispetto ed amorevolezza?
E se si insegnasse alla madre ad avere fiducia in se stessa e nelle proprie capacità, e le si permettesse di scegliere come, dove e quando partorire il suo bambino?
Dopo tutto, è lei che lo porta, è grazie a lei che questo bimbo si è impiantato ed è cresciuto per nove mesi, ed arriva al momento del parto insieme con lei.
Se si provasse a lasciare che il bambino decidesse quando si sente pronto ad uscire ed iniziare una vita fuori dal suo amato utero, magari non ci sarebbe bisogno di estirparlo con la forza (e l’uso di medicinali che dovrà poi smaltire), creando traumi in lui e nella sua mamma, soltanto per seguire una pianificazione, dettata da qualcuno che è esterno alla famiglia.
Quando la donna si riapproprierà del suo Potere personale, della fiducia in sé stessa e del rispetto, il parto tornerà ad essere una “cosa SUA”.
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